Nonostante la Grecia, capita spesso di trovare persone oneste e colte che considerano degli 'estremisti' coloro i quali criticano alla radice il progetto dell'unione monetaria sulla base non di anacronistici nazionalismi, bensì alla luce delle teorie economiche più accreditate, e dei risultati sin ora conseguiti. Il bello è che lo schieramento di economisti di fama mondiale, orientato su queste posizioni 'estremiste', è vasto e composito: comincia da Milton Friedman, capostipite del neoliberalismo, e finisce a Roberto Bagnai, passando per tutti i più noti premi Nobel dell'economia dell'ultimo ventennio. Un articolo abbastanza dettagliato, con molti link di approfondimento, che riassume la questione in termini esaurienti e semplici, si trova su Scenari economici e risale al dicembre 2013. E' il caso di tenerlo come riferimento.
Sa - 20/07/2015.
6 Premi Nobel (P.Krugman, M.Friedman, J.Stigliz, A.Sen, J.Mirrless, C.Pissarides): “l’Euro e’ una patacca”
Sei Premi Nobel per l’economia, di diverse ideologie, ci dicono tutti la stessa cosa: l’Euro e’ una patacca insostenibile.
Gli ultimi due ad aggiungersi alla lista di Nobel che sostengono cio’
sono James Mirrless e Christopher Pissarides. Tra un po’ rischiamo di
perdere il conto. 
Partiamo da Paul Krugman che ci spiega perche': “L’euro è campato in aria” (clicca sul Titolo per vedere l’articolo integrale; sotto gli estratti piu’ significativi)
… penso che l’euro fosse un’idea sentimentale, un bel simbolo di unità politica. Ma una volta abbandonate le valute nazionali avete perso moltissimo in flessibilità. Non è facile rimediare alla perdita di margini di manovra.
In caso di crisi circoscritta esistono due rimedi: la mobilità della
manodopera per compensare la perdita di attività e soprattutto
l’integrazione fiscale per ripianare la perdita di entrate. Da questa
prospettiva, l’Europa era molto meno adatta alla moneta unica rispetto
agli Stati Uniti. Florida e Spagna hanno avuto una stessa bolla
immobiliare e uno stesso crollo. Ma la popolazione della Florida ha
potuto cercare lavoro in altri stati meno colpiti dalla crisi. Ovunque
l’assistenza sociale, le assicurazioni mediche, le spese federali e le
garanzie bancarie nazionali sono di competenza di Washington, mentre in
Europa non è così.
…l’Europa sarà sempre fragile. La sua moneta è un progetto
campato in aria e lo resterà fino alla creazione di una garanzia
bancaria europea. … Ricordiamoci però una cosa: l’Europa non è
in declino. È un continente produttivo e dinamico. Ha soltanto sbagliato
a scegliersi la propria governance e le sue istituzioni di controllo
economico, ma a questo si può sicuramente porre rimedio.

Passiamo a Milton Friedman, che gia’ nel 1998 spiegava che la Moneta Unica e’ un Soviet e Bruxelles e Francoforte prenderanno il posto del Mercato (clicca sul Titolo per vedere l’articolo integrale; sotto gli estratti piu’ significativi)
Niente di sbagliato, in generale, a volere un’unione
monetaria. Ma in Europa c’e’ gia’ ed e’ quella esistente di fatto tra
Germania, Austria e Paesi del Benelux. Niente vieta che, se ci tiene,
l’Italia aderisca a quella. Il resto e’ una costruzione non democratica“.
Piu’ che unire, la moneta unica crea problemi e divide. Sposta in politica anche quelle che sono questioni economiche.
La conseguenza piu’ seria, pero’, e’ che l’euro costituisce un passo
per un sempre maggiore ruolo di regolazione da parte di Bruxelles. Una centralizzazione burocratica
sempre piu’ accentuata. Le motivazioni profonde di chi guida questo
progetto e pensa che lo guidera’ in futuro vanno in questa direzione dirigista.….
…Ma non vedo la flessibilita’ dell’economia e dei salari e l’omogeneita’ necessaria tra i diversi Paesi perche’ sia un successo. Se l’Europa sara’ fortunata e per un lungo periodo non subira’ shock esterni,
se sara’ fortunata e i cittadini si adatteranno alla nuova realta’, se
sara’ fortunata e l’economia diventera’ flessibile e deregolata, allora
tra 15 o 20 anni raccoglieremo i frutti dati dalla bendizione di un
fatto positivo. Altrimenti sara’ una fonte di guai“.
Cosa prevede succedera’? Una riduzione della liberta’ di mercato.
A Francoforte siedera’ un gruppo di banchieri centrali che decidera’ i
tassi d’interesse centralmente. Finora, le economie, come quella
italiana, avevano una serie di liberta’, fino a quella di lasciar
muovere il tasso di cambio della moneta. Ora, non avranno piu’
quell’opzione. L’unica opzione che resta e’ quella di fare
pressione sulla Ue a Bruxelles perche’ fornisca assistenza di bilancio e
sulla Banca centrale europea a Francoforte perche’ faccia una politica
monetaria favorevole. Aumenta cioe’ il peso dei governi e delle
burocrazie e diminuisce quello del mercato. Sarebbe meglio fare
come alla fine del secolo scorso, quando, col Gold Standard, l’Europa
aveva gia’ una moneta unica, l’oro: col vantaggio che non aveva bisogno
di una banca centrale.
…Quello che c’e’ da dire sul mercato unico, piuttosto, e’ che e’ reso
piu’ complicato proprio dall’Unione monetaria che rende piu’ difficili
le reazioni delle economie, toglie loro strumenti e le rende piu’
dipendenti dalle burocrazie”.

Passiamo a Joseph Stiglitz, che ci spiega che l’Euro, o cambia oppure è meglio lasciarlo morire (clicca sul Titolo per vedere l’articolo integrale; sotto gli estratti piu’ significativi)
Il progetto europeo, per quanto idealista, è sempre stato un impegno dall’alto verso il basso.
Ma incoraggiare i tecnocrati a guidare i vari paesi è tutta un’altra
questione, che sembra eludere il processo democratico, imponendo politiche che portano ad un contesto di povertà sempre più diffuso.
Mentre i leader europei si nascondono al mondo, la realtà è che gran parte dell’Unione europea è in depressione. La perdita di produzione in Italia dall’inizio della crisi è pari a quella registrata negli anni ’30. …
…La realtà tuttavia è che la cura non sta funzionando e non c’è
alcuna speranza che funzioni; o meglio che funzioni senza comportare
danni peggiori di quelli causati dalla malattia….. L’Europa ha bisogno
di un maggiore federalismo fiscale e non solo di un sistema di supervisione centralizzato dei budget nazionali. ….E’ poi necessaria un’unione bancaria,
ma deve essere una vera unione con un unico sistema di assicurazione
dei depositi, delle procedure risolutive ed un sistema di supervisione
comune. Inoltre, sarebbero necessari gli Eurobond o uno strumento simile.
I leader europei riconoscono che senza la crescita il peso del debito
continuerà a crescere e che le sole politiche di austerità sono una
strategia anti-crescita. Ciò nonostante, sono passati diversi anni e non
è stata ancora presentata alcuna proposta di una strategia per la
crescita sebbene le sue componenti siano già ben note, ovvero delle
politiche in grado di gestire gli squilibri interni dell’Europa e
l’enorme surplus esterno tedesco che è ormai pari a quello della Cina (e
più alto del doppio rispetto al PIL). In termini concreti, ciò implica
un aumento degli stipendi in Germania e politiche industriali in grado
di promuovere le esportazioni e la produttività nelle economie
periferiche dell’Europa.
Quello che non può funzionare, almeno per gran parte dei paesi
dell’eurozona, è una politica di svalutazione interna (ovvero una
riduzione degli stipendi e dei prezzi) in quanto una simile politica
aumenterebbe il peso del debito sui nuclei familiari, le aziende ed il
governo (che detiene un debito prevalentemente denominato in euro).
I leader europei continuano a promettere di fare tutto il necessario
per salvare l’euro. La promessa del Presidente della Banca Centrale
Europea, Mario Draghi, di fare “tutto il necessario” ha garantito un
periodo di tregua temporaneo. Ma la Germania si è opposta a qualsiasi politica in grado di fornire una soluzione a lungo termine tanto da far pensare che sia sì disposta a fare tutto tranne quello che è necessario.
E’ vero, l’Europa ha bisogno di riforme strutturali come insiste chi
sostiene le politiche di austerità. Ma sono le riforme strutturali delle
disposizioni istituzionali dell’eurozona e non le riforme all’interno
dei singoli paesi che avranno l’impatto maggiore. Se l’Europa non si
decide a voler fare queste riforme, dovrà probabilmente lasciar morire
l’euro per salvarsi.
L’Unione monetaria ed economica dell’UE è stata concepita come uno
strumento per arrivare ad un fine non un fine in sé stesso. L’elettorato
europeo sembra aver capito che, con le attuali disposizioni, l’euro sta
mettendo a rischio gli stessi scopi per cui è stato in teoria creato.

Passiamo ad Amartya Sen, con la recente intervista “Che orribile idea l’euro” (clicca sul Titolo per vedere l’articolo integrale; sotto gli estratti piu’ significativi)
«….. Mi preoccupa molto di più quello che succede in Europa, l’effetto della moneta unica. Era nata con lo scopo di unire il continente, ha finito per dividerlo».
«L’euro è stato un’idea orribile. Lo penso da tempo. Un errore che ha messo l’economia europea sulla strada sbagliata. Una moneta unica non è un buon modo per iniziare a unire l’Europa.
I punti deboli economici portano animosità invece che rafforzare i
motivi per stare assieme. Hanno un effetto-rottura invece che di legame.
Le tensioni che si sono create sono l’ultima cosa di cui ha bisogno
l’Europa. ….».
«Quando tra i diversi Paesi hai differenziali di crescita e
di produttività, servono aggiustamenti dei tassi di cambio. Non potendo
farli, si è dovuto seguire la via degli aggiustamenti nell’economia,
cioè più disoccupazione, la rottura dei sindacati, il taglio dei servizi
sociali. Costi molto pesanti che spingono verso un declino progressivo».
«È successo che a quell’errore è stata data la risposta più facile e
più sbagliata, si sono fatte politiche di austerità. L’Europa ha bisogno
di riforme: pensioni, tempo di lavoro, eccetera. E quelle vanno fatte,
soprattutto in Grecia, Portogallo, Spagna, Italia. Ma non hanno niente a
che fare con l’austerità. È come se avessi bisogno di aspirina ma il
medico decide di darmela solo abbinata a una dose di veleno: o quella o
niente. No, le riforme si fanno meglio senza austerità, le due cose
vanno separate».
«La Germania ha sicuramente beneficiato della moneta unica. Oggi abbiamo un euro-marco sottovalutato e una euro-dracma sopravvalutata,
se così si può dire. Ma non credo che ci sia uno spirito del male
tedesco. Non ci sono malvagi in questa cosa terribile che sta
succedendo. È che hanno sbagliato anche i tedeschi. E si è finiti con la
Germania denigrata. ….».

E’ il turno di James Mirrless,
che nel suo intervento a Venezia all’Auditorium Santa Margherita per il
ciclo ‘Nobels colloquia 2013′ dell’Università Ca’ Foscari, ha
testualmente detto che “all’Italia conviene uscire dall’Euro subito” (clicca sul Titolo per vedere l’articolo integrale; sotto gli estratti piu’ significativi)
«Non voglio suggerire politiche per mutare la situazione
attuale e mi sento a disagio nel fare raccomandazioni altisonanti,
perché non ho avuto il tempo di valutarne le conseguenze. Però, guardando dal di fuori, dico che non dovreste stare nell’euro, ma uscirne adesso».
«L’uscita dall’euro non risolverebbe in automatico i
problemi dell’Italia, visto che, ad esempio, rimarrebbero le questioni
derivanti dalle politiche adottate dalla Germania. Ma non è comunque
corretto collegare le conseguenze di un’eventuale uscita da Eurolandia
al venir meno della lealtà e fedeltà come membri dell’Unione europea. Finché
l’Italia resterà nell’euro non potrà espandere la massa di moneta in
circolazione o svalutare: ecco perché si impone la necessità di decidere
se rimanere o meno nella moneta unica, questione non facile da
dirimere, perché la gente toglierà il denaro dai conti in banca prima
che questo accada. Probabilmente, dovreste sostenere il costo di
un’eventuale uscita, come avvenuto in Gran Bretagna (che non ha mai
abbandonato la sterlina), ma dovete essere pronti a pagare questo
prezzo».
«Se l’Italia tornasse in grado di svalutare ci sarebbe sicuramente
la possibilità di arricchirsi per chi togliesse in tempo i soldi dalle
banche; ma, per la Gran Bretagna, è valsa la pena, perché poi ha avuto
un andamento economico soddisfacente”. ”Tutto ciò non comporta
automaticamente l’aumento o la riduzione della pressione fiscale. Però,
in una certa misura, raccomanderei misure di sostegno ai redditi, per aumentare il potere d’acquisto della popolazione. Ma solo temporaneamente”. “Se
l’Italia dovesse uscire dall’euro alcuni grossi problemi
continuerebbero ad esistere, perché la Germania continua a mantenere i
livelli dei prezzi troppo bassi. E, se la Germania continuerà
questo atteggiamento, cosa che non intende cambiare, anche per l’Italia
continuerebbero le difficoltà di oggi».
«Uscire dall’Euro significa fuggire, la crisi si può
affrontare resistendo ad essa e combattendo, ma i Paesi che scelgono di
combattere lo facciano considerando anche l’opzione della fuga. Mi sento
però a disagio, come persona esterna, nell’offrire soluzioni, anche
perché mi chiedo se abbiate abbastanza manager economici in grado di mettere in atto e gestire l’espansione che potrebbe esserci».

E passiamo ora a Christopher Pissarides, nobel per l’economia nel 2010, presidente del new Centre for Macroeconomics che dichiara “Abbandonare l’Euro” dopo esserne stato nel passato un fautore (clicca sul Titolo per vedere l’articolo integrale; sotto gli estratti piu’ significativi)
«L’Unione Monetaria ha creato una generazione persa di giovani disoccupati e dovrebbe essere dissolta». «Sono
completamente stato ingannato. Allora, l’euro sembrava una grande idea,
ma ora ha prodotto l’effetto contrario di quello che si aveva in mente
ed ha bloccato crescita e la creazione del lavoro. In questo momento sta
dividendo l’Europa e la situazione attuale non è sostenibile».
«L’Euro divide l’Europa e la sua fine e’ necessaria per
ricreare quella fiducia che le nazioni europee una volta avevano l’una
all’altro. Non andremo da nessuna parte con l’attuale linea decisionale
ed interventi ad hoc sul debito. Le politiche perseguite ora per
salvare l’euro stanno costando all’Europa lavori e stanno creando una
generazione persa di giovani laureati. Non certo quello che i padri costituenti avevano in mente».

CONCLUSIONI
Che’ l’EURO fosse un esperimento destinato al fallimento, c’era chi ce lo diceva gia’ nel 1971: L’Economista Kaldor nel 1971 spiegava con precisione millimetrica il perche’ l’Euro avrebbe fatto collassare il sistema
I nostri lettori sanno gia’ le ragioni della crisi: Esclusiva – L’Intervista in forma integrale all’economista Alberto Bagnai – Euro e Crisi
Abbiamo visto che ogni studio ci dice che un ritorno a Valuta Nazionale e’ conveniente per l’Italia ( Esclusiva simulazione di cosa accadrebbe con Euro (con e senza austerity) e senza Euro ), ed un pessimo affare per la Germania ( Nove studi e rapporti a confronto sul break-up dell’Euro ).
Abbiamo analizzato il perche’ della Crisi ( Capire la Crisi dell’Europa in 80 slides ), spiegato perche’ all’italia conviene uscire ( EURO: Analisi di dettaglio del perche’ all’Italia conviene uscire ), analizzato la svalutazione del 1992 ( Analisi della Svalutazione del 1992-1995 ) e spiegato perche’ necessario farne un’altra in termini difensivi (La necessità di una bella svalutazione difensiva ).
Abbiamo demolito una per una le argomentazioni dei fautori dell’EURO ( Fact Checking alle argomentazioni pro-euro: smontiamole una ad una ).
Infine abbiamo spiegato cio’ che i Nobel hanno ribadito, cioe’ che l’Euro e’ il vero nemico dell’Europa ( Meglio l’Europa o l’Euro ? ), e spiegato perche’ alla fine il Leviatano Sovietico-Burocratico crollera’ (Ecco perche’ la DISGREGAZIONE dell’EURO e’ lo scenario piu’ probabile).
By GPG Imperatrice
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