"NUMERI sulle braccia di adulti e anziani, donne e bambini? È
orribile, risveglia i ricordi più atroci, e non solo in me sopravvissuta
alla Shoah. L'Europa centro-orientale, con l'eccezione polacca, non si è
mai liberata dal suo bisogno di odio, di esclusione del diverso, di
ostilità razzista contro i diversi percepiti come nemici necessari.
L'altro ieri gli ebrei, ieri i Rom, oggi i migranti. È una ferita
profonda nel mio cuore". Ecco il giudizio durissimo di Agnès Heller, la
grande filosofa, madre storica del dissenso dell'Est che nell'Ungheria
di Orbàn è rimasto dissenso.
I profughi marchiati sul braccio dalla polizia cèca, che sensazioni le suscitano?
"È un gesto orribile: marchiare chi vuoi escludere per riconoscerlo, e
con un numero che si riferisce al treno su cui devo viaggiare. Via,
davvero ho bisogno di essere più esplicita per chiamare per nome le
Memorie che ciò evoca?".
Tutto questo nella Repubblica cèca, paese civile, avanzato, parziale erede dell'ex Cecoslovacchia democratica...
"Purtroppo non significa molto che un paese sia civile, colto, avanzato.
La Germania era coltissima, avanzata, civile e con una cultura tra le
più vivaci del mondo quando poi nel '33 Hitler vinse le elezioni. La
Germania, dalla catarsi della disfatta, del Sessantotto e oggi di Angela
Merkel coi suoi discorsi antirazzisti, è cambiata. Ma qui da noi nella
nuova Europa i fantasmi dell'orrore e dell'odio razziale non sono
tornati: si sono semplicemente risvegliati, non erano mai andati via. E
certo sullo sfondo c'è la propaganda del governo Orbàn in Ungheria, e la
tragedia che egli infligge ai migranti ammassati qui, bloccati con
stazioni chiuse sulla via di Berlino pronta ad accoglierla. Mi lasci
raccontarti due episodi rivelatori".
Quali?
"Primo, le parole pronunciate l'altro ieri dal capogruppo parlamentare
del partito di Orbàn: "Non abbiamo alcun bisogno di questa gente, siamo
noi la nazione". Se l'America avesse ragionato così non sarebbe mai
divenuta la prima potenza mondiale. Secondo, l'altro giorno ero a Praga
per una conferenza, e in taxi...".
Cosa l'ha colpita?
"Le parole del tassista. Mi ha detto di averne abbastanza dei migranti,
che arrivino o che siano di passaggio, "perché se non li fermiamo
finiremo per trovarci in un califfato dell'Europa centrale". Ho provato a
spiegargli con termini chiari quanto fosse insensata la sua frase, ma è
rimasto della sua opinione. Vede, si comincia dagli incubi deliranti
d'un tassista e si finisce con la polizia d'uno Stato di diritto che
registra i migranti con numeri sul braccio".
Oggi tornano i fantasmi del passato?
"Penso agli anni '30 e '40, a quando almeno tre dei sei milioni di ebrei
vittime della Shoah avrebbero potuto essere salvati se il mondo non
avesse sbattuto loro in faccia la porta di frontiere chiuse. E mi
chiedo, se qui continuerà così, quanti migranti col numero sul braccio
in Cèchia o respinti a Budapest dai treni per Berlino pur avendo pagato
il biglietto, non potranno essere salvati?".
Cosa ti aspetti per il futuro?
"Vorrei non temere il peggio. Merkel parla chiaro. Spiega anche,
rischiando di perdere elettori, che un'Europa che quasi non fa più
figli, senza i migranti non avrà più nessuno per pagare contributi di
pensioni welfare e sanità. Ma a parte lei, sono politici professionali
quasi solo quelli che come Orbàn e altri - all'est ma non solo -
scelgono di cavalcare la tigre del risorto bisogno di odio, esclusione,
emarginazione e persecuzione verso l'altro, il diverso. Quelli che come
lui e altri gridano in manifesti elettorali "volete nutrire i migranti o
i vostri figli?"".
Eppure proprio i cèchi avevano in Vaclav Havel un eroe al vertice dell'etica...
"Vaclav era un grande intellettuale europeo, ma non seppe farsi
ascoltare. Lo hanno dimenticato. Così come oggi cèchi e molti altri
esteuropei non hanno ancora fatto i conti con il modo criminale,
brutale, con cui dopo il '45 espulsero milioni di tedeschi. Insisto,
manca all'Est e in molte parti altrove la memoria della catarsi, della
resa dei conti con le proprie colpe. L'Ungheria, complice dell'Olocausto
senza ammetterlo, oggi punisce col diritto penale i cittadini che
ospitano migranti. In Cèchia, Slovacchia, Bulgaria, i Rom vengono
emarginati con Muri o abbattendo le loro case con ruspe. A parte la
Polonia grazie a Solidarnosc, a parte la Germania che ha assimilato i
valori costitutivi postbellici, la democrazia da molte parti in Europa è
giunta come regalo di eserciti liberatori, non come conquista interna. E
se non assimili il regalo ma torni ai secolari istinti d'odio dei
nazionalismi, come con quei numeri sulle braccia, prima o poi la Storia
ti presenta il conto".