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''Siate ancora più napoletani di quanto siate mai stati''
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Che impressione le fanno i cumuli di monnezza che stanno imbrattando di nuovo la «sua» Napoli? «Una grande dolore. Ma trovo ancora peggiore la frase di Bertolaso per il quale ”l’eruzione del Vesuvio non sarebbe una tragedia”. Ha mostrato il disprezzo del bravo leghista e la suprema inciviltà del capo della Protezione civile. Vogliono neronizzare Napoli e tutta la Campania con la monnezza. Odiano Napoli per la sua trimillenaria intelligenza, per la sua civiltà. Così la sfruttano, come l’hanno sfruttata in questi 150 anni di Unità». Trovo questa intervista a Jean-Noel Schifano, scrittore francese e cittadino onorario di Naphe, risalente al 2010, breve, essenziale, illuminante su come vedere Napoli. In poche parole fa giustizia della 'napoletanità' alla Renzo Arbore, o di quella senza sbocchi della nostalgia borbonica. Ed anche dell'ideologia 'identitaria', in cui ognuno mette quello che più gli conviene. Napoli, con la sua storia "trimillenaria" ha infinite identità. Segue il teso, recuprato qui. SA - 01/03/2017.
L'intervista su "Il Mattino" del 03 Novembre 2010 a Jean Noel Schifano sui rifiuti a Napoli
Riportiamo un articolo da "Il Mattino" di Napoli sui rifiuti con l'intervista a Jean Noel Schifano (scrittore ed intellettuale francese, indimendicato Direttore dell'Istituto Grenoble di Napoli) dove ribadisce il suo amore e stima per la città che lo ha accolto per anni, dimostrando un'invidiabile conoscenza della verità storica, ancora così disattesa da tanti suoi colleghi italiani!
L'INDIGNAZIONE DELLO SCRITTORE : " IL NORD DISPREZZA LA CITTA' PERCHE' SA DI ESSERE INFERIORE! "
di Pietro Treccagnoli
Pietro Treccagnoli È appena uscito dallo studio di registrazione di France Culture, dove s’è parlato dell’Italia e della monnezza e lui, Jean-Noel Schifano, s’è fatto in quattro per spiegare che Napoli non va lasciata sola, che va amata. Lo scrittore francese ha scritto numerosi libri su Napoli, ama firmarsi Civis Neapolitanus e al Sud ha dedicato anche l’ultima sua opera, «Le vent noir ne voit pa où il va») uscita in Francia il 5 maggio («L’anniversario della partenza dei Mille, una sciagura nazionale»). SCHIFANO vorrebbe pure provarci a mettere tra parentesi la tragedia dei rifiuti napoletani, ma non ci riesce è più forte di lui. E la curiosità nella sua Parigi è sempre alta. E gli tocca sfogarsi, con l’irruenza che gli è abituale. «Quando il sangue dei napoletani scorre sul Vesuvio, la situazione è allarmante» esordisce amaro. Be’, adesso scorre anche più a Nord, a Giugliano... «Lo so, lo so. Quello che hanno fatto nelle campagne tra Caserta, Castelvolturno e Napoli, è il Ground Zero della storia contemporanea dell’Italia, che ormai possiamo ribattezzare come il Brutto Paese». Che impressione le fanno i cumuli di monnezza che stanno imbrattando di nuovo la «sua» Napoli? «Una grande dolore. Ma trovo ancora peggiore la frase di Bertolaso per il quale ”l’eruzione del Vesuvio non sarebbe una tragedia”. Ha mostrato il disprezzo del bravo leghista e la suprema inciviltà del capo della Protezione civile. Voglio neronizzare Napoli e tutta la Campania con la monnezza. Odiano Napoli per la sua trimillenaria intelligenza, per la sua civiltà. Così la sfruttano, come l’hanno sfruttata in questi 150 anni di Unità». È diventato, per caso, un leghista del Sud? «Per niente. La Lega è razzista. I napoletani, invece, sono stati gli unici nel mondo cattolico a rifiutare l’Inquisizione e non hanno mai costruito ghetti per gli ebrei. E ora non ne possono più. È come se fosse resuscitato il generale Bixio e volesse bruciare vivi i nuovi briganti, contadini, operai, studenti, professionisti e artigiani del ventunesimo secolo. Ma Napoli, la sua terra e il suo vulcano, tormentati, violentati e straziati, resisteranno con tutte le forze. Questa gente è ancora lì, al potere, perché Napoli e il Sud non hanno ancora trovato il tempo di civilizzare il Nord dell’Italia». Lei ama giocare con i paradossi. «Possiamo anche chiamarli paradossi, ma non è così». Sogni, magari speranze. «Io ragiono sulla Storia, fuori dagli schemi imposti dagli altri. E dico che tutti i mali di Napoli nascono a Roma. In un secolo e mezzo hanno fatto di tutto per trasformare la grande capitale che nei secoli è stata Napoli in una città-bonsai, privandola di banche, ferrovie, cantieri navali e opere d’arte. L’hanno trasformata in una città assistita da tenere al guinzaglio. E ora gli lasciano la monnezza, dopo che gli hanno portato per decenni i rifiuti tossici delle fabbriche del Nord». Ma, in tutto questo caos, i napoletani non hanno nessuna responsabilità? «I napoletani oggi sono più vittime che mai. E meno male che hanno cominciato a ribellarsi. Non ne possono più e anche chi, come me, ora ama Napoli non ne può più». Cosa pensano i francesi di questa nuova tragedia dei rifiuti? «Non capiscono niente. Vedono solo il lato burattinesco di Berlusconi. E si sono convinti che l’Italia sia un paese poco serio». E magari non verranno più a Napoli. «Verranno, verranno ancora. I voli Parigi-Napoli sono sempre pieni. Per i francesi la bellezza di Napoli sono i napoletani e non il suo paesaggio». Magari vengono a scattare foto dei cumuli di monnezza. Un turismo in cerca dell’oleografia nera. «Non è così. I francesi sono troppo tirchi per buttare soldi per andare a visitare luoghi brutti. Avete un patrimonio culturale e umano invidiato in tutto il mondo» Ma non è, come al solito, troppo benevolo. «Dovete smetterla di ingiuriarvi da soli». Rivolga un appello ai napoletani, allora. «Siate ancora più napoletani di quanto siate mai stati. È l’unico modo per vincere una partita che gli altri stanno giocando con carte truccate. Siate napoletani e non fatevi sommergere dalle menzogne che sono peggiori della monnezza. Napoli si salverà dall’Italia solo ridendo dei bunga-bunghisti».
Fonte : "Il Mattino" ediz. nazionale del 03/11/2010 .
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