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CINEMA D'ESTATE. UN FILM RISCOPERTO, DA RIVEDERE, RITROVARE, CONSEVARE.
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- La sorgente del fiume - di Theo Anghelopulos. "Un riassunto poetico del secolo appena concluso, che lancia uno sguardo visionario e crea un rapporto con il millennio che stiamo vivendo attraverso una storia d’amore che sfida il tempo. (...) Più di qualsiasi altra volta prima d’ora, un’elegia sul destino umano, che rivendica l'assoluto raggiungibile solo per mezzo dell'amore." (Da Gianni - 27/08/06).
Quando si va al cinema, si va con l'ovvia aspettativa di vedere un buon film. Raramente accade di trovarsi coinvolti nella maestosità di un evento. E' accaduto a me ieri sera quando sono andato a vedere - La sorgente del fiume - di Theo Anghelopulos. E' il 1921, l'Armata Rossa invade Odessa e la comunità greca viene cacciata. I profughi arrivano in Grecia, sulla sponda di un grande fiume. Con un piano sequenza di rara suggestione, inizia l'ultima opera di Anghelopulos e la prima di una trilogia. Le immagini appaiono di una bellezza mozzafiato, rimangono dentro e ti stordiscono. Due ragazzi appartengono al gruppo, Heleni e Alexis. Essi si amano, ma Heleni è ormai promessa in sposa al padre di Alexis. Ai due giovani, lei già con indosso il vestito bianco di sposa, non rimane che la fuga. Si rifugiano a Salonicco inseguiti dal padre di lui e dagli avvenimenti sinistri della storia. In un paese sconvolto, il loro amore rimane totale e al di sopra di tutto. Nascono due figli. Ad aiutarli un gruppo di musicanti di strada conquistati dalla musica di Alexis e della sua fisarmonica. Gli anni passano, gli eventi, inarrestabili, si accaniscono con il loro carico di miseria e di morte. Il fascismo, La necessità per Alexis di fuggire in america, La seconda guerra mondiale, i fratelli che la sorte ha voluto combattenti su fronti opposti. L'epilogo tragico è vicino e la disperazione della madre si eleva con la forza possente della tragedia greca. Una visione non facile, certamente impegnativa, certamente ripagata dal susseguirsi di scene memorabili: dalla comunità che vive nei palchi di un teatro, al funerale sul fiume, dall'inondazione del villaggio , alla collina delle lenzuola, alla serata di danza nella birreria, alle note di "Amapola". Il tutto attraverso lo splendore delle immagini e la musica bellissima di Eleni Karaindrou. In chiusura, alcune parole dell'autore : "Un riassunto poetico del secolo appena concluso, che lancia uno sguardo visionario e crea un rapporto con il millennio che stiamo vivendo attraverso una storia d’amore che sfida il tempo. (...) Più di qualsiasi altra volta prima d’ora, un’elegia sul destino umano, che rivendica l'assoluto raggiungibile solo per mezzo dell'amore."
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